Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/136

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il proprio officio, vi si potrebbe domandare: — Ma quale è mai, tra queste parti, quella che comanda? — E voi non la trovereste per certo. Che se anche si volesse immaginar un comando, il quale risulti dalla concordia di molte volontá, come avviene nelle nostre assemblee, voi dovreste allora immaginare che ciascuna parte avesse un’intelligenza propria: ciascuna parte dovrebbe volere, ciascuna parte dovrebbe sentire. Avverti tu in te stesso esser molti che sentono? Quando la tua mano tocca i vari lati di una piramide, se ciascuna delle sue parti sentisse per sé, se la mano fosse essa stessa l’essere pensante e non ristrumento di tal essere, ciascuna parte della mano tua dovrebbe o sentir tutta la piramide o quella sola porzione della medesima che cade sotto l’immediato suo tatto. Nel primo caso, tu sentiresti tante piramidi quante son le tue dita; nel secondo, non ti accorgeresti giammai della piramide intera. Ora in te non avviene né l’uno né l’altro. Io lo ripeto: il principio che in te pensa, la mente che costituisce il te, deve esser unica e non divisibile in parti: essa pensa e penserá sempre. — Ma senza sensi — ripresi io — non intendo il pensiero! Nulla vi è nel mio intelletto, che prima non sia passato per i sensi miei. — Tu confondi — rispose — ciò che è con ciò che può essere. Le nostre anime, rinchiuse in un carcere, son costrette a vedere a traverso di un picciolo foro, per cui solo vi è passaggio alla luce. Or tu dici: - Se non vi fosse questo foro, io non vedrei. — E, finché sci nel carcere, tu dici il vero: niuna immagine di niun oggetto può giugnere al tuo occhio, che prima non sia passata pel foro. Ma non confondere l’istrumento, di cui si 9erve la mente, colla mente istessa. Se tu vorrai sostenere che anche fuori del carcere il tuo occhio non possa vedere senza un foro, tu sosterrai un errore. Gii sa quale sia lo stato naturale delle nostre menti? Chi sa che questa, che noi chiamiamo «vita», non sia, in realtá, non uno stato di morte (essa non vi è nella natura), ma uno stato di sonno, di cui tutti gli esseri hanno bisogno? E, siccome vediamo avvenire nel sonno ordinario che tutte le nostre facoltá