Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/175

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corso di circa cinquecento stadi sbocca nel seno di Taranto. Un tempo era confine del territorio tarantino; ma, nella decadenza di Metaponto, Taranto ha esteso il suo impero. Metaponto Questa citta chiamavasi una volta Metabo. Vi è chi crede questo esser il nome di un figlio di Sisifo, primo fondatore della cittá ( 0; altri pensano che sia un nome generico, il quale possa indicar «sede» (2). Dopo la guerra di Troia vi giunse, dicesi, una colonia di piiii. Fu un tempo cittá popolosa e potente, e possedette tutto quel tratto che è tra il Bradano e l’Aciri. Dopo essere stata distrutta dagl’irpini, fu riedificata da una colonia di achei. Dicesi che questi fossero in dubbio di stabilirsi in Siri o in Metaponto: ambedue le sedi erano egualmente fertili, egualmente opportune. I sibariti diedero, nel dubbio, il consiglio di occupar Metaponto. Essi pensavano, per tal modo, acquistare un presidio contro la potenza crescente de’ tarantini, i quali minacciavano di occupare e Metaponto e Siri. Rimanendo la prima agli achei, i sibariti speravan di ritener per loro la seconda (3). Inutile prudenza! I tarantini dominano Metaponto, e Sibari non è piú. Se i sibariti avessero avuta virtú, avrebbero dovuto occupar essi e Siri e Metaponto; ed allora sarebbero stati rispettati, perché piú forti. Se avessero diviso il territorio coi tarantini, sarebbero stati amici, perché eguali. Tra le cittá non vi è mezzo: o la perfetta eguaglianza o la prepotenza decisa. Nel primo caso, le cittá vicine ti amano; nel secondo, ti temono. Se all’ambizione riunisci la viltá, ti arresti in mezzo al corso delle tue vittorie e dici: — Son contento di questo poco che io possiedo di piú degli altri; — avrai fatto quanto basta per esser odiato, e nulla per esser temuto: sará inevitabile la guerra, ma non certa la vittoria. (1) Eustazio, Commentario a Dione. (2) Mazzocchi, Ad tabulom Heracleensem. (3) Stkabone, VI.