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II

Dello stesso

[Famiglia di Archita — Carattere di lui — Mnesilla — Ncarco]

Archita non è qui: gli affari della sua patria lo ritengono in Lucania. Ma noi riceviamo dalla sua famiglia tutta quell’ospitalitá, che avremmo potuto sperare dall’amico presente.

La moglie di Archita è una donna dell’etá di circa quarantanni: tutti la dicon savia, moltissimi amabile, non pochi anche bella. Ha molto amore per i suoi figli, e per suo marito molto amore e molta stima, senza la quale, dopo venti anni di unione, non vi sarebbe piú amore. I figli maschi sono ancora fanciulli: delle femmine una ha preso per marito un giovane tarantino di onesti costumi e di molto ingegno, che Archita ha preferito ad un altro pretensore, pieno di ricchezze e di vizi.

Altri invidieranno ad Archita il posto che tien tra i sapienti d’Italia; altri la sua fortunata popolaritá e le dignitá onde la sua patria lo ha tante volte rivestito; altri il suo valore e la sua fortuna militare. Sai tu ciò che io piú invidio a lui? La sua bella e buona famiglia. Un gran filosofo, un gran capitano, un gran magistrato, il quale, ritornando nella sua casa, non vi ritrova l’amicizia, l’ordine, la pace, rassomiglia un uomo, il quale sia in sogno possessor d’infiniti tesori, e poi si ritrovi poverissimo quando, destandosi, ritorna in se stesso.

Gli stessi servi amano Archita. Quello, che è stato destinato al mio uso, mi diceva ieri che né egli né i suoi compagni lo avean mai veduto in collera. Un giorno gli domandò come mai potesse fare a conservar sempre tanta eguaglianza di animo.