Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/224

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Fanciullo che sei! Colle gocce della rugiada e col guscio della noce tu non formerai mai un ruscello. «Alcistenide non canta che a prezzo d’oro. L’ultimo de’ carrettieri di Siracusa eguaglia, per i suoi carmi, gli croi del cantore di Tebe. Egli nulla t’insegna di buono, nulla ti dice di bello, perché nulla sente. Il suo carrettiere ha pagato e vuol esser lodato: che importa sapere ciò che di bene o di male ha fatto all’umanitá? La poesia diventa uria veste di convenzione, della quale quando un tal uomo è ricoperto, dir si possa: — È un signore. — Ma spesso, dopo aver udito il canto di lode, tu devi dimandare: — Chi è costui eh’ è stato lodato? — «Altri raccoglie le quisquilie dei grandi ed imita e vende o i Canti fanciulleschi di Stesicoro (0, o gli símori di Talo e Radamanto, cantati da Ibico (2) in uno di que’ momenti di vertigine, da’quali gl’iddíi, onde non insuperbiscano, pare che non han volute libere le menti neanche degli ottimi tra i mortali. Ma è forse quando langue per momentanea ecclissi o per passeggera caligine, che noi dobbiamo mostrare il sole all’ammirazione, all’adorazione del genere umano? «L’amore e la voluttá son simili alla luce, che riscalda ed anima la natura quando vien dal cielo. Ma, se tra le tenebre di una notte ventosa essa striscia rossoverdastra, lambendo le immondezze che imputridiscono nell’acqua stagnante, minaccia all’impaurito passaggero o la non lontana tempesta o la pestilenza, che colle vaste ali suole svolazzare sull’aere grave, pesante, che ricopre la palude, o l’apparizione di alcuna di quelle ombre, che gl’iddii sdegnati sogliono inviare agli uomini come nunzi di prossima morte. «Tutte le passioni vili, o mio figlio, stanno nell’Èrebo, come nella loro propria e naturai sede. Ivi è l’adulazione, vile coi potenti, ingiusta coi deboli, traditrice di quelli e di questi. Ivi l’avarizia, la d ua I e tien tanto iniqua bilancia, che con un (1) Ateneo, XIII, 27. (2) Idem, ibidem. Anche Cicerone dice che Ibico scrisse molte poesie oscene.