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XII - DI CLEOBOLO A SPEUSIPPIO 55

avarizia, orgoglio de’natali, ambizione, loquacitá: ecco ciò che essi ti costringono a deporre. Gii vuole esser ammesso tra loro, deve vestir un cuore nuovo. La piú leggiera oscitanza o ti arresta nel cammino, o ti fa espellere dal collegio; ed allora gli altri ti reputan «morto»1 e ti celebran le esequie.

Si prolungano tali prove per due, tre, quattro, cinque anni, in ragion del profitto che taluno fa neiramore della virtú e della veritá. Or dimmi: dopo le prove de’ nostri «misteri», un uomo rimane colla stessa dose di coraggio che prima aveva: non vediamo noi iniziati egualmente tutti gli ateniesi? Ma, dopo Teseremo di cinque anni di virtú, non ti pare che un uomo debba incominciar veracemente ad amarla?

11 genere umano ha sofferte piú numerose e piú gravi sciagure per la stoltezza e la scelleraggine degli uomini che per le grandi commozioni della natura. Ma, tra tutt’i beni che la stoltezza umana ha impediti, non è il minore quello di non aver adottato in tutte le cittá l’istituto di Pittagora; e. tra i mali che la loro scelleraggine ha cagionati, il massimo è quello di averlo distrutto anche in Italia. Io ho data a mia madre la nuova di esser stato ammesso tra i pitagorici: ho creduto darle la nuova di una felicitá, che la sorte avea concessa al figlio che essa ama. Se io avrò un figlio, chi sa se mai potrá un giorno scriver la stessa nuova a me?

La societá è disciolta. Pochi grandi uomini avvanzano ancora, come torri che vedi sovrastar, distanti, isolate, tra le ruine di una cittá che l’incendio ha consumata. I giovani non amano piú una scienza che non è quella de’ piaceri. Il rigore delle prove si è rallentato. Diodoro fu il primo ad esser ammesso nella societá senza veruna prova2.

  1. «Morto» chiamavano i pittagorici chiunque non era della loro societá. Essi non conoscevano altra vita che la virtú! De’ riti pittagorici parlan tutti gli scrittori. È superfluo citarli. Nell Appendice I si troverá la ragione per cui il nostro autore dissente in taluni punti dagli altri
  2. BRUKERO, I. c.