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LXXV
Risposta di Platone
[Discorso del sacerdote egizio a Solone — Atene, allora, molto piú ampia e popolata — Le antichissime memorie egizie e PAtlantide — Il mito di Fetonte — Piú antica in Italia che non in Grecia la crisi che distrusse 1 la civiltá; ma piú presto gl italiani ritornarono a questa — Il volgo non conosce altra storia che quella dei suoi tempi — Continua cangevolezza delPuomo — Fine unico della Mente che governa l’universo — Studiando codesto fine, si conoscerá la vera storia del genere umano — Perfettibilitá delPuomo — Come si possa intendere la dottrina nascosta sotto il velame dei miti — L’uomo, creato capace di virtú, deve, per altro, acquistarla — I climi e le indoli umane — I periodi di barbarie, ovvero di fanciullezza e di riposo — Gli urti tra le nazioni — Dalla barbarie risorge sempre una civiltá maggiore di quella da cui la barbarie era stata preceduta.]
Non è favola, o Cleobolo, quello che Ocilo narra delle antiche origini de* popoli e delle vicende del genere umano; ma una parte di ciò, ch’egli dice, sembra favola al volgo de’ greci, perché Pignora; un’altra parte gli stessi sapienti o la tacciano o la susurran tremando e quasi come favola, per non offender l’orgogliosa ignoranza del volgo. Tu udirai ciò che ti dirá il sacerdote di Posidonia; io intanto ti ricordo ciò che il vecchio sacerdote di Saina soleva dire al nostro Solone: — Voi greci siete sempre fanciulli, né di Grecia è alcun vecchio, perché nell’animo vostro non è niuna vecchia opinione, niuna scienza canuta per ricordanza di cose antiche. Voi non rammentate nulla che sia piú antico di Foroneo, di Niobe, di Pirra e Deucalione: le memorie piú antiche sono state perdute nell’ inondazione