Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/336

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tutto, alleram parlem. Al qual proposito riuscirebbe di molto interesse proseguire nei riguardi del Platone l’indagine, iniziata testé, sull’influsso innegabile che, sulla formazione del pensiero politico del Nostro, esercitaron le Considérations sur la Frutice (1796) del reazionario e borbonico Giuseppe De MaistretO. 5. Tesi dell’indipendenza italiana. Ricorre in tutti gli scritti del Cuoco: dal Saggio storico (1799- 1801) agli articoli inseriti negli ultimi numeri del Monitore delle Due Sicilie (aprile-maggio 1815). Nell’uno, infatti, l’autore confessa esplicitamente d’essersi cullato nella «dolce illusione» d’una repubblica napoletana, da fondare, non, come accadde, per opera delle armi francesi, ma dai medesimi napoletani, mediante quei «seggi» o «sedili» della cittá di Napoli, che il popolo credeva autoritá legittima e nazionale (*); negli altri, il Cuoco, che giá precedentemente (febbraio 1815) aveva vivamente consigliata e propugnata l’impresa di Gioacchino Murat per l’indipendenza della penisola( 3 ), si sforzò nelle piú varie guise di renderla popolare ( 4 ). Codesta esigenza fondamentale della vita politica italiana del secolo decimonono non poteva mancar, quindi, nel Platone , ove fu allegorizzata come una lotta tra l’Italia e Roma, e piú particolarmente tra i sanniti e i romani: quelli, sfortunati ma eroici difensori dell’indipendenza della penisola; questi, popolo straniero, se non proprio all’Italia, per lo meno alla vera e propria storia italiana, e che, precisamente come nei tempi moderni i francesi, gli spaglinoli e gli austriaci, venne, con le sue guerre di conquista e col suo dominio tirannico e distruttore, a sfruttare e suggellare la decadenza dell’antichissima civiltá italica. Indicare a quali fonti attingesse a codesto riguardo il Cuoco non è agevole; giacché, a siffatto bando dei romani dall’antica storia italiana, che doveva aver poi tanta fortuna nella posteriore storiografia italiana dell’Ottocento, nessuno, che si sappia, aveva pensato prima dell’autor del Platone. Qualche stimolo, senza (1) Croce, iti Arch . stor. ttap., n. s., Vili (X922), 321 sgg. e in Critica t XXII (1924), 8 . (2) Cfr. al riguardo Croce, in Crítica, I. c. (3) Cfr. Francesco Lemmi, iti Arch. star, nap prima serie, XXVI (1901), 189. (4) Scritti vari , II, 283 sgg. e Nota bibliografica .