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XLIX

Di Cleobolo a Mnesilla

[Le dichiara una volta ancora il suo amore e il dolore d’esserle lontano.]

Ebbene, crudele! a duecento stadi di distanza mi sará permesso trattenermi con te? A duecento stadi io ti vedo, io ti ascolto, tu sei con me, viva, presente, padrona sempre del mio cuore. Che ti dirò io del mio viaggio? Che m’importano le terre de’ tarantini che ho lasciate, quelle de’ messapi nelle quali sono entrato, quelle de’ salentini che si prolungano nel mare alla sinistra, quelle degli appuli che si stendono alla mia destra?... Io non ho tenuto conto se non del tempo da che ti avea lasciato, degli stadi che mi separavano da te. Quanti ho incontrati pel cammino, i quali da Uria ritornavano in Taranto ! Ed io solo ne partiva ! O se pur ne partiva qualche altro, lasciava anch’egli Mnesilla? Gli amici di Archita e tuoi mi hanno accolto in Uria con molta ospitalitá. Ma chi può dirti qual giudizio avran dato di me? Mi han chiesto di Taranto, di Archita... anche di te mi han dimandato, o Mnesilla! e forse con piú tenera premura che degli altri... Ed io a nessuna altra dimanda ho risposto con tanta loquacitá, non saprei dirti se per... o anche per un poco di dispetto... Non ho cenato, non ho parlato di altro... I miei ospiti han detto: — Cleobolo è stanco dal viaggio ed ha bisogno di riposo... — V. Cuoco, Platone in Italia • 11 5