Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/99

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1 LV - sull’agricoltura 93 erano state serve e non compagne de’ mariti ; poscia perché il costume delle donne piú antiche erasi cangiato in legge <*). Non si libava agl’iddíi immortali con altro che con latte, ed una legge severa vietava di adoprar il vino nei funerali < 2 >. II formento era quello stesso che oggi si vede crescer nelle nostre siepi e sugli argini delle nostre strade, pascolo delle formiche. Sapete» voi, o giovani, quante cose è stato necessario sapere pria di giugnere a quella agricoltura che oggi abbiamo? I nostri antichi han dovuto incominciare dal conoscere l’intrinseca natura delle piante. Quell’albero, il quale par che non senta i colpi della scure, ha un senso anche esso, ed ha i suoi amori ed i connubi suoi. Vi sono tra’ suoi simili de’ maschi e delle femmine; si ricercano, si fecondano a vicenda; e spesso quello, che non dá verun frutto, è necessario perché un altro della stessa specie ne dia. Quanto tempo ha dovuto scorrere perché l’uomo si avvedesse che il salvatico caprifico era necessario a render fertile il dolce fico, che forma la delizia delle nostre mense? Né questo è tutto. La varia natura delle foglie, la varia natura delle radici indicavano che le diverse piante avean bisogno di un terreno diverso. La vite ama i colli; l’ulivo preferisce un suolo sassoso; il fermento richiede una terra negra, profonda. I nostri maggiori han conosciuta la diversa natura delle terre; hanno col concime cangiata la natura di quelle che erano piú docili ; hanno date alle indocili quelle piante che loro convenivano. Cosí non vi è rimasto sulla terra alcun angolo inutile; e noi, sebbene abitatori di un suolo piú aspro e sotto un cielo meno temperato di quello in cui vivono gli abitatori della fertile Campania, pure abbiamo tutto ciò che può render agiata e dolce la vita. Gli stessi peligni, nostri vicini, difendono le viti dall’intemperie del soverchio gelo, facendo scorrere ai loro piedi de’ rigagnoli di acqua, che essi derivano dalle altissime e gelate loro montagne. (1) Ateneo. Vedi la legge delle XII Tavole. (2) «Vino roga tu ne aspergito». Vedi Plinio.