Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/180

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civiltá e l’istruzione, piú facili le comunicazioni tra i vari popoli. Gli antichi, oltre degli ostacoli politici e religiosi, che tali comunicazioni o impedivano o rendevan difficili, uno grandissimo ne aveano nella mancanza d’una lingua tecnica per ogni scienza: lingua che fosse comune a tutti popoli, lingua che sola può far si che l’osservazione fatta in un luogo s’intenda in un altro. Chiunque è versato nello studio degli antichi scrittori sa quanta difficoltá s’incontra ad ogni passo per ridurre un’osservazione di Teofrasto all’unisono di un’altra di Plinio. Noi l’abbiamo questa lingua; essa si va di giorno in giorno perfezionando, ed è uno de’ piú grandi mezzi che l’Europa abbia per accrescere la civiltá e perfezionare le sue scienze. Noi possiamo avere osservazioni piú esatte, perché possiamo regolarle; il che non credo che gli antichi abbian mai fatto, ed è difficile credere che abbian potuto fare, almeno in grande, nella mancanza in cui erano di una lingua tecnica. E le osservazioni non sono mai veramente utili, se non sono ben dirette; imperciocché, essendo necessario, per aver buone osservazioni, che esse sien fatte per lungo tempo, in molti luoghi, da moltissimi uomini, è impossibile che ciò si ottenga senza che i molti uomini ne’ vari luoghi e ne’ vari tempi non osservino con una norma comune. Senza questa norma, ciò che si osserverá in un luogo sará trascurato in un altro: molte osservazioni saranno superflue, molte mancanti, moltissime inesatte, tutte incomplete. Noi dunque possiamo far piú cammino degli antichi. Ma questi erano sulla buona strada: ritorniamo sul loro sentiero e, coi mezzi che abbiamo, otterremo effetti maggiori. L’Istituto dirigerá le osservazioni prima che si facciano, le raccoglierá, le paragonerá quando son fatte: i risultati saranno piú certi e piú esatti, perché il numero delle osservazioni sará stato maggiore; da questi risultati nasceranno le indicazioni di nuove osservazioni, ed i progressi delle scienze saranno simili a quelli di un viaggiatore, il quale, quanto piú ha veduto, tanto piú conosce che gli rimane a vedere. Né questi progressi saranno limitati alle sole arti, ma ne trarranno profitto anche le scienze, dalle quali tali arti dipendono,