Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/196

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delle terre che si debbono togliere a’ cereali. Coltiveremo o non coltiveremo cottone? Se ne coltiveremo, correremo rischio di mancar di cereali ; se non ne coltiveremo, mancherá un grandissimo ramo di commercio. È necessario dunque ordinare le nostre cose in modo che una minore estensione di terre ci dia lo stesso prodotto. Ciò si può ottenere facilmente, cangiando in meglio la nostra agricoltura e la pastorizia nostra. 2. Ritorno alla provincia di Molise. Ho detto che da oggi innanzi il grano avrá meno smercio al di fuori. Ora aggiungo che vi saranno minori mezzi per coltivarlo al di dentro. Non vi saranno piú, o saranno molto minori di prima, le anticipazioni che i grandi negozianti, specialmente della capitale, facevano ai coltivatori. Di tali anticipazioni, e del modo come si facevano, si è detto molto bene e molto male. Lo spirito di partito ha influito in questa disputa piú che la ragione. Fatto sta che, con questo mezzo, la provincia è andata innanzi dal 1764 a questa parte ed ha prosperato. Ora la quistione diventa inutile, perché tali anticipazioni o non si faranno piú o saranno scarsissime.

I monti frumentari, che facevano anche essi delle picciole anticipazioni ai poveri coloni, si sono interamente distrutti. Non avevano che un miserabile capitale di grani, che prestavano nella stagione invernale per riaverlo nell’estiva con picciolissimo aumento. Nella provincia erano molto numerosi: si sono tutti soppressi. Che si è guadagnato colla loro soppressione? Io credo che non se ne sieno ritratti diecimila ducati. E per questo meschino prodotto si è distrutta un’opera fatta da secoli, e per formar la quale un governo, che intende bene i suoi interessi, ben volentieri spenderebbe cinquantamila ducati! Molte anticipazioni, finalmente, facevano i feudatari, considerati come grandi proprietari. Sono anche esse interamente cessate, e, ciò che è peggio, tutte in un momento. Ci vuol molto tempo perché i nuovi proprietari e le nuove istituzioni sieno in istato di supplire alle antiche, e, durante questo tempo, l’agricoltura, specialmente de’ cereali, deve certamente languire.