Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/217

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sará possibile di separare la cura di un male dalla cognizione delle sue cagioni e de’ suoi rimedi? Se ciò si facesse, ne avverrebbe quello che n’è avvenuto finora, cioè che non si è conosciuta altr’arte che quella di riparare il male quando era giá avvenuto. Che dico mai? Quando era giá irreparabile. Il guasto, che producono gli slamamenti, è giá grandissimo: ogni anno diventa maggiore: si trascurano, si accumulano un sopra l’altro; si guasta il corso de’ torrenti e de’ fiumi; si producono paludi; l’aria diventa micidiale, la regione inabitabile; ed allora si pensa a bonificare.

L’arte d’impedire il male, che pur sarebbe piú facile, è stata sempre ignorata. Ed anche le bonifiche sono state per lo piú infruttuose. Perché? Perché separate dalla cura delle piantagioni. Di tante bonifiche tentate nel nostro Regno, non ve ne sono che due le quali abbiano avuto un esito felice: quella de’ Lagni, fatta nel principio del secolo decimosettimo, e quella della Polla, fatta circa venti anni fa. In ambedue si è avuta cura della piantagione. Nella Polla tutti quei terreni bonificati, che avevano una data inclinazione, dovettero esser piantati. Ne’ Lagni l’architetto Fontana ordinò una piantagione lungo i canali ; piantagione, la quale, nel mentre che serviva a renderne piú sode le sponde, produceva al tempo istesso una rendita per la conservazione dell’opera medesima. Che ne è avvenuto? I Lagni son passati alla cura de’ Ponti e strade; la piantagione è distrutta e non dá piú nulla. Quell’opera, che avea una rendita di circa diecimila ducati (dico diecimila, sebbene fossero circa sedicimila, ma seimila nascevano da «fiscali», «adoe» ed altre tali rendite perdute), ora ne ha meno di quattromila.

Ordinariamente si crede che, per bonificare, basti disseccare. Questo è un errore. Il piú delle volte bisogna piantare. Bisogna piantare, perché spesso la cattiv’aria non nasce da acque stagnanti, ma dalla natura istessa del suolo, il quale è tale che, al contatto dell’acqua, sviluppa un gas funesto alla vita. Tal è il suolo di Pozzuoli e di Baia, ove al certo le acque non sono cresciute di molto al disopra di quello che abbiam memoria di esservi state ne’ tempi antichi. Tal è la pianura del Marchesato