Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/24

Da Wikisource.

non solo vi sia l’istruzione primaria di tutto il popolo, ma che siavi anche qualche cosa di piú; che vi sia una o piú manifatture, le quali, mentre accrescano le rendite del luogo, servano all’istruzione degl’individui.

Tutto concorre all’istruzione del popolo. Una fabbrica, una manifattura è per lui una scuola. Deve esser cura di chi avrá la direzione di far si che tutt’ i pubblici stabilimenti di tal natura diventino utili all’istruzione. Ed a far ciò basta il volerlo. Un regolamento particolare determinerá il numero e la mercede dei maestri. Intanto si è creduto necessario stabilire che la mercede non sia fissa, ma che in parte sia premio della diligenza maggiore del maestro.

La ragione, che a ciò ne ha mossi, è la seguente. I metodi da tenersi per istruire i popoli debbono esser diversi, come son diversi i popoli medesimi.

La scienza è un bisogno, ma un bisogno che sente soltanto l’uomo giá colto. Coloro, i quali han detto che la curiositá era figlia dell’ignoranza, han pronunziato un assurdo. In una nazione giá colta, se voi aprirete una scuola, tutti vi correranno; in una nazione incolta essa rimarrá deserta. Si narra di Pittagora che, ritornato dall’Egitto, volle aprire una scuola di geometria in Samo, sua patria. Non ebbe un uditore. Che fece? Invece di esiger egli una mercede, promise un premio a quello che tra gli uditori avesse fatto maggior profitto. La speranza del premio mosse coloro che non avea mossi la curiositá della geometria. Accorsero moltissimi: in tutti era grandissimo il fervor dello studio. A mezzo il corso delle lezioni, Pittagora le sospende e dichiara che non le avrebbe proseguite se non a patto di esser pagato. La cognizione di una parte della geometria avea generato il bisogno di saperla intera, e tutti si contentarono di pagare. Questa, sia storia, sia favola, dá la norma al nostro caso. Se noi non imitiamo Pittagora, o non otterremo nulla o vi vorran de’ secoli ad ottener poco.

Difatti il re Giuseppe decretò che vi fossero de’ maestri in tutt’ i comuni. Quale n’è stato l’effetto? Niuno. E quale se ne