Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/272

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LVI.— Principi di zooritmia, scoperti da Pasquale Borrelli e preceduti da un ragionamento istorico sulla moderna medicina matematica, Napoli, Coda (n. 188, 26 ottobre 1807). «Tutto è numero, dicevano i pittagorici, e dicevano bene. Astraendo da tutte le altre qualitá di una cosa, il numero è quello che vi riman sempre; le cose, che, per esser tra loro dissimili, non si potrebbero paragonare altrimenti, si possono paragonare per il numero. La conseguenza era evidente: il numero è, dunque, ristrumento migliore di tutte le scienze, perché è quello che piú facilita il paragone sia delle cose sia delle idee, e moltiplica i giudizi, che son figli di tali paragoni, e le veritá, che sono il risultato de’ giudizi. Fin qui han detto bene. Ma doveano aggiugnere che, moltiplicando i giudizi al pari delle veritá, si moltiplicano gli errori. — Locke calcolò l’evidenza. Il risultato delle sue ricerche pare esser quello che l’evidenza non dipende nè dai numeri nè dalle formole esteriori ; ma beasi dalla natura intrinseca delle idee, alle quali esse si adattano.—Condillac è passato un po’ piú innanzi, ed ha esaminata la quistione sotto un altro aspetto. Per lui, lingua e calcolo sono due parole sinonimi: l’operazione della mente è la stessa, la differenza è nella sola forma esteriore. — Da queste premesse si vede e l’uso e l’abuso delle matematiche. Volete servirvi delle medesime per conoscere i rapporti delle cose? Nulla vi è di piú utile. Confondete questi rapporti con la natura intrinseca delle cose stesse? Nulla di piú fallace... Sperate col metodo e coll’apparato matematico dare un’evidenza maggiore alle vostre idee? Rassomigliate a que’ tanti i quali stampano tutto giorno elementi di metafisica methodo mathematica adornala , e non perciò la metafisica è meno dubbia o meno oscura. Volete servirvi della matematica come di un linguaggio piú preciso, piú esatto, piú evidente? È necessitá che sieno precise, esatte, evidenti le vostre idee: altrimenti, invece di chiarezza, avrete oscuritá maggiore... Noi, dunque, all’esterno apparato matematico prestiamo poca credenza? E verissimo». — Contro questo articolo, e in difesa del libro del Borrelli, il dottor Francesco Romani inviò al Corriere una lunga lettera, inserita nei numeri 198 e 200 (18 e 23 novembre 1807). LVII. — Opuscoli di Niccola Ignarra, prodotti nuovamente alla luce ed illustrati da Giuseppe Castaldi, Napoli, Orsini (n. 192, 4 novembre 1807).

LVIII. — L’«Aristodemo» di Monti (n. 194, 9 novembre 1807). «Lessing avea detto, parlando della Semiramide , che il solo Shakespeare sapea mettere gli spettri in iscena. Se Lessing avesse potuto veder VAristodemo, forse avrebbe fatta a questa massima un’eccezione onorevole in favore del nostro Monti».