Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/336

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scoppiato il fulmine? Cosí i posteri ignorano del pari l’angolo della terra nel quale si sono perdute le ceneri loro e la capanna che aveva raccolti i primi funesti loro vagiti. È svanito per languore il colossale impero di Carlo quinto, il quale potè farsi dell’Italia un alleato potente e volle farsene un suddito, poteva farsene un suddito generoso e fedele e volle farsene uno schiavo miserabile e malfido. E tutte le arti di quegl’imperatori di secoli ancor barbari, i quali, non avendo né la forza necessaria ai grandi né la moderazione indispensabile ai piccioli sovrani, ritenevano il dritto mentre avean perduto il potere, ma, in mancanza di questo, adopravan quello per suscitar sedizioni intestine, per armar un italiano contro l’altro, sotto i nomi ora di bianco ora di nero, ora di guelfo ora di ghibellino, ora di veneziano, ora di milanese], ora di fiorentino, ora di napoletano]; male arti scelleratamente [adoprate]? Non si calpesta impunemente questa terra sacra alla gloria. Vedi, al contrario, con quanta gratitudine e venerazione rammentano i posteri i nomi e di quel Teodorico che primo restaurò il regno d’Italia e di quel Carlo cui, unico tra moderni, è stato dato con piú concorde consenso il soprannome di «magno», e che a tanti titoli, che avea alla gloria, non credette superfluo aggiugner quello che aveano avuto ed Augusto e Marco Aurelio e Traiano. L’Italia avea bisogno di nuova vita, e tu solo, dopo Teodorico e Carlo, l’hai promessa e l’hai data. Tu solo hai detto agl’italiani, siccome dici tuttora: — Obliate di esser veneziani e milanesi. Perché rammentare i nomi della, vostra picciolezza e dell’infelicitá vostra? Non siete voi tutti italiani? — Tu solo hai ridestato quell’antico valor militare, in cui solo sta riposta la vera grandezza di ogni nazione. Le infelici vicende ne avean ridotti o a consumar lottando in private contese e sedizioni quella energia che la natura ci avea data, destinandola ad alte e nobili imprese; o a venderla allo straniero; o, ciocché era viltá maggiore, a pagare un tributo perché ci si concedesse di poter essere impunemente [oziosi]. Tu hai detto: — Non avete voi [patria]? 11 vostro valore deve servir la patria, né vi è prezzo che vi possa esentare da questo dovere, perché non vi è prezzo che possa comprar la patria, e perde la patria chiunque non sa morire per lei. — Tu solo rendi la vita all’ Italia, perché tu solo le rendi l’antica virtú. Tu intanto sciogliesti verso il Nilo, e lungo sospiro de’ cori veracemente italiani corse dietro le tue vele; e come, se il sole volge altrove l’eterno suo corso, lascia dietro di sé la notte e le tempeste, tempestosi e tenebrosissimi furono