Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/340

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LXXIV. — Al tipografo Agnelli. — Milano, 3 gennaio 1806. — [Gli promette l’opera sua fíntanlo non sia nominata una nuova redazione del Giornale italiano].

LXXV. — Del segretario di Stato Vaccari. — Milano, 27 febbraio 1806. — ... Non sussiste che io abbia «autorizzato * l’Agnelli a fare sulla di lei indennizzazione e su quella dei di lei colleghi la ritenzione di cui giustamente si lagna. Questo affare non mi riguarda punto, e mi sarei astenuto dal prender parte in una cosa che passa fra privato e privato: molto meno avrei osato di suggerire aH’Agnelli di mancare ad una convenzione, che, quantunque verbale, deve essere per un uomo onesto sacra ugualmente che una solenne. Ella ed i di lei compagni facciano pure liberamente contro l’Agnelli quei passi che credono: domani io lo farò chiamare, perché mi renda conto dell’ardire che ha avuto di servirsi della mia parola in una cosa che riguardo come disonorante... LXXVI. — Al viceré Eugenio. — [Milano, 14 marzo 1806]. — Espongo a Vostra Altezza serenissima i miei bisogni con quella fiducia che le anime grandi come la vostra inspirano a tutti gl’infelici ed oppressi. Eran due anni da che il governo italiano mi avea incaricato della compilazione del Giornale italiano , il quale, prima indirettamente e poscia direttamente, è stato sempre il giornale del governo. Nell’istituirlo non si ebbe giá l’idea di formare una compilazione di notizie indigeste. quali erano tutti gli altri fogli che allora esistevano in Milano; ma bensí quella di fare un giornale atto a formare lo spirito pubblico, del quale il popolo italiano avea allora molto bisogno. Esiste nel ministero dell’ Interno il Piano da me allora concepito per comando del governo, e dal governo istesso interamente approvato. 11 governo affidò a me la direzione principale, la principale responsabilitá e la cura di comunicar col governo, di riceverne le sue istruzioni e di comporre o diriggere gli articoli del giornale, in modo da servire ai suoi disegni ed ai bisogni de’ tempi. Miei collaboratori erano il signor Bartolomeo Benincasa, che mi fu proposto dal vicepresidente e dall’ istesso segretario di Stato, che io allora non conosceva personalmente, ma che posteriormente sono stato molto contento di aver conosciuto e pel suo merito letterario e per la bontá del suo cuore; ed il signor Giovanni D’Aniello. Con quanto zelo noi abbiamo atteso alla compilazione di questo giornale è noto a tutti.