Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/369

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IX-X. — Assolto il suo compito presso il Falconieri, il C., circa l’aprile 1799, tornò a Napoli, ove, avendogli Luisa Sanfelice (del cui marito egli era procuratore legale) confidato il segreto della congiura antirepubblicana dei Baccher e mostrato il «biglietto di distinzione» datole da Gerardo Baccher, la esortò a salvar la patria, scrivendo di suo pugno la denunzia della divisata congiura: di che venne lodato da Eleonora Fonseca Pimentel nel Monitore napoletano. Per questo motivo fin dal i° maggio 1799 Ferdinando IV lo segnalava da Palermo al Cardinal Ruffo per l’arresto: arresto eseguito poco dopo l’entrata a Napoli del Ruffo (13 giugno), ossia nel luglio o, al piú tardi, nell’agosto 1799. Nove mesi circa egli langui nelle carceri di Castelnuovo, ov’ebbe le febbri, poi di Castel dell’Ovo: dopo di che, condotto innanzi alla Giunta di Stato il i* aprile 1800, fu, il 23 di quel mese, condannato a vent’anni d’esilio e alla confisca dei beni. E,’ qualche giorno dopo, «Vincenzo Cuoco di Civita Campomarano, provincia di Lucerá, figlio di Michelangelo, d’anni 28, statura piedi 5, pulgate 3 e linee 2, capello castagno, fronte giusta, ciglio castagno chiaro, occhi cervoni, naso giusto, faccia un po’ lunga, barba folta, con un piccol neo sulla guancia sinistra ed una cicatrice sotto l’occhio destro» (second’egli vien descritto nella Filiazione dei rei di Stato), s’imbarcava per Marsiglia, ove giunse il 5 maggio. Pochissimo si conosce delle sue peregrinazioni in Francia, poi in Savoia e in Piemonte: che anzi non ne restano altri documenti se non queste due dediche di un libro Sulla natura del piacere e sui caratteri del bello , di cui pare che il C. cedesse nel 1813 gli appunti a Giuseppe Bossi (cfr. lettera CXXI) e del quale si serba tra le sue carte un breve Piano, giá pubblicato da altri e che non mette conto di riprodurre. — Nella dama napoletana qui celata sotto le iniziali «T. C.» e a cui sembra che il C. pensasse anche nel dipinger la Mnesilla del Platone in Italia, taluno ha voluto vedere Olimpia Frangipani, che sposò poi Francesco Cardone, e la cui figlia, Matilde, fu presa in moglie dal fratello del C., Michele, che ebbe da lei una Luisa, sposata all’avvocato Luigi de Conciliis. — Il «libro», che porse occasione alle discussioni estetiche ricordate nelle due dediche, fu il Discorso sull’indole del piacere e del dolore di Pietro Verri (1773).

XI. — La vittoria di Marengo e la restaurazione della Repubblica cisalpina (giugno 1800) aprirono agli esuli napoletani le porte, se non altro, di Milano. Quando precisamente vi giungesse il C. non si conosce: comunque, c’era giá da qualche tempo il 20 glaciale, ossia l’ n decembre 1800, come si desume da questa dedicatoria o prefazione a un dialogo sulla musica, di cui sono interlocutori l’autore, il Quagliarelli e Francesco de Cesare. L’ipotesi avanzata da altri che il Quagliarelli sia quell’* N. Q.» a cui è diretta la lettera preposta al Saggio storico, ove (c/r. ediz. Nicolini, p. il) ricorre, in altra forma, un concetto svolto in questa dedicatoria, vien confermato da un esemplare postillato della terza edizione del Saggio serbato nella Biblioteca Nazionale di Napoli (Manoscritti, XIII.