Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/368

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Camera era quella della Sommaria, il supremo tribunale finanziario del Regno. In essa erano allora avvocati fiscali Michelangelo Cianciulli che, tra l’altro, fu ministro della giustizia sotto Giuseppe Bonaparte e per qualche tempo anche sotto Gioacchino Murat, e Nicola Vivenzio da Nola (174226 agosto 1816), il quale ultimo nel 1799 fu luogotenente di essa Sommaria e nel 1815 direttore del Ministero delle Finanze e presidente della Corte dei Conti. Di lui il C., oltre che in taluni articoli (si veda sopra, pp. 268, 2S0, 281), discorre anche nel Saggio storico : cfr. ediz. Nicolini, p. 274. V. — C’era stata una tirata di redini contro l’abuso invalso di esercitar l’ufficio di procuratore legale senza aver sostenuto il debito esame. — Giuseppe Zurlo da Baranello nel Molise (6 nov, 1759-10 nov. 1828), che nel 180915 e nel 1820 fu ministro dell’Interno, e Tommaso Caravita principe di Sirignano, che durante il Decennio fu presidente del Sacro Reai Consiglio e, all’abolizione di questo, della Corte di cassazione di Napoli, erano allora consiglieri del Sacro Reai Consiglio. — La «Corte» di Civita era quella baronale.

VI. — Di Civita era feudatario Carlo Maria Mirelli duca di Sant’Andrea. VII. — Don Antonio della Rossa (nato a Sant’Arpino il 22 luglio 1748), consigliere del Tribunale di Commercio, membro e poi presidente del Tribunale di Polizia, nel luglio 1799 fu direttore di Polizia, e sopra tutto componente della terribile Giunta di Stato, nella quale, tuttavia, diè prova di relativa mitezza. Nel febbraio 1806 era caporuota del Sacro Regio Consiglio. — Varie notizie del Frammarino e del Lotti reca, passim, il Diario napoletano del De Nicola: cfr. ediz. De Blasiis, indice dei nomi. — «Udienza* equivale a «tribunale provinciale»: «governatori regi» eran quelli delle terre demaniali.

VIII.—Entrato l’esercito francese a Napoli e proclamata la repubblica napoletana (gennaio 1799), il C., malgrado il suo antigiacobitiismo e quasi misogallismo, e pur dando agli amici ch’erano al governo consigli di oculato realismo politico che non vennero mai ascoltati (cfr., p. e., le Lettere a Vincenzio Russo pubbl. in appendice al Saggio, e, passim, il medesimo Saggio), fu attratto anche lui nel «vortice», divenendo, non al certo giacobino, ma indubbiamente repubblicano. Da Napoli partecipò con consigli al movimento insurrezionale, che i suoi amici Corbo (cfr. lett. XIV) suscitarono in Avigliano; e, dopo aver chiesto al nuovo governo, senza ottenerlo, un posto di commissario di polizia, fu segretario di Ignazio Falconieri (nato a Lecce il 16 febbraio 1755, impiccato a Napoli il 31 ottobre 1799), organizzatore del dipartimento del Volturno, seguendolo a Marigliano, a Nola e a Capua. Di quest’ultima attivitá del C. solo documento superstite è il presente proclama, scritto indubbiamente da lui, che insistè tanto piú sul Rispetto che la Repubblica avrebbe avuto verso la religione cattolica, in quanto non poco scandalo aveva suscitato nel popolino il vedere un uomo come il Falconieri, prete e maestro di scuola, gettare alle ortiche l’abito talare, e vestir quello di ufficiale della Guardia nazionale.