Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/250

Da Wikisource.

rivendicano a sé, citando all’uopo le Effemeridi geografiche del Busch del 1803. [«È pur graziosa cosa veder altri popoli disputarsi la gloria di ciò che è italiano. Nella Vita che Vico ha scritta di se stesso (e la scriveva circa il 1730, quasi un secolo prima di Busch e dell’inglese), quest’uomo parla di una nuova teoria che egli avea imaginata per ispiegar il fenomeno della calamita, e da questa sua nuova teoria trae la conseguenza che la calamita non solo si dirige ai polo, ma anche al zenit, onde vien poi la rotazione intorno al proprio asse, l’imitazione, diciam cosí, del giro della terra, ecc. Vico conchiude dicendo che questa nuova proprietá si sarebbe osservata tosto che si fossero fatte dell’esperienze, in modo che la calamita avesse potuto svilupparla (1). Non parliamo della ragione che mosse Vico a far questa congettura: essa era figlia di una ipotesi forse falsa. E qual altra ragione può aver altro fondamento che un’ipotesi, o qual altra ipotesi può dirsi vera? Del resto Vico proponeva un’esperienza: dovea farsi e non si fece. Ma giá da due secoli l’Italia non mancava di sommi ingegni, perché questi li producono il suolo ed il cielo: però gl’italiani piú non navigavano, piú non commerciavano; i governi non si curavano di nulla ed i privati curavan solo lo studio delle leggi o della medicina, dal quale speravan ricchezza, quello della teologia, che li promoveva ad un canonicato, e qualche sonetto, unico mezzo che un uomo d’ingegno avea per vedersi aprire la casa di un grande... Superba Carihago! probrosis altior Italiae t uittis 1».] LXIX. — Dello spirito pubblico (nn. 120, 122, 125 e 129; 6, io, 17 e 27 ottobre).

Si veda sopra, pp. 115-124.

(1) Vico, Autobiografia, carteggio e poesie varie, ediz. Croce, pp. 34-5: «... In casa del signor don Lucio di Sangro... il Vico... tenne ragionamento col signor [Paolo Mattia] Doria: che forse quello che i fisici ammirano strani effetti nella calamita, eglino non riflettono che sono assai volgari nel fuoco». Infatti tre sono i fenomeni piú maravigliosi della calamita: «l’attrazione del ferro, la comunicazione al ferro della virtú magnetica e raddrizzamento al polo». E tre proprietá analoghe del fuoco sono note a tutti, cioè: «che ’l fomento in proporzionata distanza concepisce il foco»; che lo stesso fomento, «in arruolarsi» produce «la fiamma che ci comunica il lume»; «che la fiamma s’addrizza al vertice del suo cielo». Cosicché, «se la calamita fosse rada come la fiamma e la fiamma spessa come la calamita, questa non si addrizzerebbe al polo ma al suo zenit, e la fiamma s’addrizzerebbe al polo, non al suo vertice». Che la calamita si rivolga al polo, perché questa appunto è «la piú alta parte del cielo verso cui ella possa sforzarsi»? Comunque, «nelle caiamite poste in punte ad aghi alquanto lunghe» si osserva apertamente che, «mentre s’addrizzano al polo, elleno sí... sforzano d’ergersi verso il zenit; talché forse la calamita, osservata sotto questo aspetto, determinato da viaggiatori in qualche luogo dove ella piú che altrove si ergesse, potrebbe dare la misura certa della larghezza delle terre, che cotanto si va ricercando per portare alla sua perfezione la geografia» [Edd.].