Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/304

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contrastare. Di buona fede possiamo noi dire di averne? Invece di progredire, noi ritorniamo sempre a ricalcar le orme passate. Facciamo una volta per sempre l’inventario di ciò che sappiamo. Questo fu l’oggetto forsi primo dell’ Enciclopedia-, ma l’esecuzione non corrispose al disegno. Io parlo di un inventario quale lo desiderava Bacone. Raccogliamo le tante opiniorii che ora abbiamo; invece di disputare, conciliamole. Ma, per conciliarle, sará necessario far che gli autori delle medesime s’intendano. Distinguiamo ciò che è falso da ciò che è vuoto di senso; distinguiamo ciò che è diversitá di parole da ciò che è diversitá di cose; e, quando tutto sará definito, tutto sará intelligibile b). Distinguiamo ciò che sappiamo da ciò che dobbiamo sapere, ed in questo istesso che non sappiamo distinguiamo ciò che possiamo ( a > da ciò che non possiamo sapere. Quante quistioni allora cesserebbero! Cosí, per esempio, dopo aver letto Kant, io ho domandato a me stesso: — Ma che ha detto dunque questo Kant, per cui meriti di fare una setta e tanti contradittori? — Noi dicevamo che tutte le idee ci vengono dai sensi: Kant dice che tutte ci vengono per i sensi, cioè che senza sensi non avressimo nessuna idea, ma che nelle nostre idee vi è qualche parte che non vien da’ sensi. L’estensione ed il tempo non sono sensazioni, ma bensí forme della nostra mente che ne riveste tutte le sensazioni. Ecco la base della teoria di Kant. Ciò che dice per l’intelletto è della stessa natura. Che sapevamo noi prima di Kant? Noi sapevamo che l’idee del tempo e dell’estensione accompagnano tutte le nostre sensazioni, ma noi non sapevamo né sappiamo ancora se esse erano sensazioni, poiché non ancora sapevamo da qual senso ci (1) In un altro abbozzo frammentario del medesimo scritto: «Quando due filosofi disputano tra loro, vi è un mezzo infallibile per metterli di accordo, ed è quello di far si che le idee dell’uno si esprimano col linguaggio dell’altro. Spesso mi é avvenuto che ho fatto diventar un filosofo di quella setta che mi piaceva. Io dunque ho tentato (perché negarlo?) di vedere se Kant potesse parlare col linguaggio degli empitici. Non si è forsi quistionato abbastanza nella filosofia? Poiché dunque colla disputa non è sperabile di far piú progresso di quello che si è fatto, io vorrei che si tentasse il mezzo della conciliazione» [Edd.].

(2) Per distrazione il Cuoco scrive «possiamo 1» [Edd.].