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56 PLATONE IN ITALIA

Oggi, per essere ammesso, ti basta un tenor di vita moderato, una scienza ordinaria ed un pittagorico degno di fede, che ti presenti e colla sua parola ti raccomandi. Io non osava chieder questa grazia a Platone; ma egli ha prevenuto i miei desidèri. M’istruiscono Archita e Clinia.

Tu conosci il primo, perché egli è stato piú volte in Atene. Clinia, vecchio venerabile, compagno un tempo di Filolao e capo, finché non fu distrutto, del collegio pittagorico di Eraclea, scampò a gran pena la vita nella sollevazione di questa cittá; e, ristabilito l’ordine, or passa gli ultimi dei suoi giorni tra i suoi amici in Taranto, sua patria. La sua estrema moderazione di animo è passata in proverbio. Ha tanto rispetto pel nome degli iddíi, che una volta pagò la pena di tre talenti per non giurare1 — I sommi iddii — egli diceva — nulla han di comune con noi uomini picciolissimi. Noi, giurando, chiamiamo in testimonio delle nostre parole la mente universale2. Or è indegno dell’uomo giusto il solo dubbio che le sue parole possati esser dissimili dalla sua mente. — Tu saprai la sua risposta a Proro, l’amico di Aristippo, il quale gli dimandava un giorno qual fosse il tempo piú opportuno per darsi ai piaceri di Venere. — Quando — egli disse — ti parrá tempo di soffrire un gran danno3

Oggi, questo vecchio venerabile, piú contento di sé che degli uomini e della fortuna, vive nel museo, in compagnia di due o tre altri amici, tutti, al pari di lui, intenti all’educazione dei giovani. Essi si destano prima che spunti il sole. Loro prima cura è quella di scorrer colla mente tutti i doveri che hanno nel giorno. Indi si uniscono insieme e salutano l’astro, che spande su tutta la natura i benefici piú grandi del suo creatore. Una musica melodiosa accompagna gli inni sacri, che essi stessi han composti per lodare gl’iddii, e scuote l’anima dal torpore

  1. GIAMBLICO, 33.
  2. Questa è l’idea che CICERONE ci narra aver concepita i pittagorici del giuramento.
  3. PLUTARCO, Symposium, III, 6.