Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/303

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rapporto al cittadino carnot

famiglie, ridotte all’orlo della disperazione, non trovarono ricovero che nelle grotte, nelle caverne e nelle stalle, in mezzo al letame. Molti volontariamente si diedero la morte per isfuggire il flagello. Si videro i padri ammazzare i figli, per non conservare loro un’esistenza penosa e miserabile; altri si gettò nel mare, volendo divenire piuttosto preda de’ pesci che de’ carnivori satelliti di Carolina.

Ciò non fu tutto: la vita di ogni onesto cittadino venne minacciata dalla spada dell’insorrezione. Mentre gli abitanti delle coste marittime, senza eccezione di etá, divenivano olocausti della ferocia inglese, armata di tutt’i suoi furori; mentre ad Ischia, a Procida, a Sorrento i repubblicani erano mutilati dal ferro liberticida o vivi venivano buttati nelle onde del mare; ne’ luoghi mediterranei un nemico di una spia o di un «crocesignato», un possessore, di qualunque partito si fosse, in mezzo alle battiture, alle ferite, agl’insulti, era menato in giudizio, dove gli oltraggi si moltiplicavano e dove il decreto di morte gli s’intonava in ogni istante. Ad un repubblicano conosciuto si strappava il cuore, le unghie, gli si cavavano gli occhi, gli si mutilavano le altre membra, e cosí a poco a poco gli si toglieva l’esistenza. Quelli, ch’erano meno a giorno nella sfera delle loro opinioni, erano spogliati ed esposti agli strazi i piú ignominiosi, semivivi venivano strascinati per gli luoghi i piú cospicui della capitale, e poscia confinati nelle fetide carceri, dove perivano senza punto scuotere le anime, che avevano impietrito il dolce sentimento della pietá. Che orrore!... che barbarie!...

Cosí le strade delle cittá, e massime quelle di Napoli, comparivano un letto di cadaveri, in cui si vedeva il figliuolo cadere esangue a’ piedi del genitore, la moglie prima violentata spirare tra le braccia del marito, l’amico in mezzo alle angosce della morte dare gli ultimi amplessi all’amico...; e, nella mischia spaventevole de’ sicari e delle vittime infelici accatastate, non si sentiva altro che

fremiti di furor, mormorii d’ira,

gemiti di chi langue e di chi spira.