Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/338

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328 rapporto al cittadino carnot


Questo pensiero, nell’atto che riempie l’animo della gioia la piú pura, lungi di porgere al mio spirito la rimembranza de’ mali individuali, lo consola, presentandogli la prospettiva de’ futuri progressi della coltura, de’ lumi e dell’indipendenza italiana; lo consola nel fargli considerare che l’uomo istruito nella scuola delle disgrazie, dopo aver atterrat’i suoi nemici, rientrerá nel possesso de’ suoi diritti e nella nobiltá delle sue prerogative. Possano aver ben presto un tal degno prezzo le mie meditazioni ed i miei voti sulla perfettibilitá del genere umano e della mia nazione!... Possa l’effusione de’ miei sentimenti, come la scintilla elettrica, comunicarsi, da una estremitá del pianeta all’altra, a’ miei simili, e massime a’ miei concittadini, che sono il principale oggetto delle mie affezioni!

Popolo futuro d’Italia! a te io dedico questo mio travaglio, qualunque si sia, giacché a te è riserbato di compiere la grand’opera. L’esperienza de’ tempi scorsi, le lezioni dell’infelicitá de’ tuoi avi, le cure de’ tuoi piú cari interessi, i lumi sempre crescenti della filosofia e della ragione, che ti faranno sentire il ridicolo e l’odio de’ re selvaggi, la memoria di essere stato il proprio paese spesso esposto alle conquiste, ma non mai interamente soggettato, dandoti il sentimento delle tue forze, ti spronerá a rovesciare le barriere che la mano del delitto ha innalzate, ed a solennizzare la gran festa del patto della confederazione, la quale fisserá l’èra della tua grandezza. Popolo futuro! se noi travagliamo in seminare nel campo della felicitá, tu, profittando de’ nostri sudori, ne riporterai un’ampia messe; se noi ci troviamo in mezzo alle spine della libertá, tu gusterai la soave gioia di coglierne le rose nel giardino della morale, del costume e della virtú. Addio.