Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/75

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xi - guerra 65

Championnet non ebbe altri che lo autorizzasse a farla se non il generale in capo Joubert, e che in faccia al Direttorio dovette scusarsi colla ragione di quella necessitá, che spesso spinge un generale oltre i limiti delle istruzioni superiori; e fu assoluto, perché facilmente si giustifica ogni audacia che abbia ottenuto prospero successo.

Ma tutte queste cose agitavansi nel segreto del gabinetto, né a tutti i ministri del re erano confidate. Miserabile condizione di tempi, ne’ quali la sorte de’ popoli dipende piú dall’intrigo che dal valor vero, e vedesi un governo, il quale poteva tutto ragionevolmente sperare dalle forze proprie e dall’opportunitá delle circostanze, avvilirsi a cercar la vittoria dai capricci e dalle promesse degli uomini, meno stabili della stessa fortuna! Se la corte di Napoli, consultando le proprie forze e la propria ragione, anziché taverneggiare la guerra, l’avesse guerreggiata, ne avrebbe ottenuti successi o piú felici o meno disastrosi. Difatti il maggior numero de’ consiglieri del re, sia che ignorassero le segrete ragioni sulle quali si fondavano tutte le speranze del buon successo, sia che non vi mettessero molta fede, rimasero fermi nel parere della pace. Ma Acton ebbe cura di allontanarli. Quando si decise la guerra, non intervennero molti degli antichi consiglieri. Il marchese De Marco, il generale Pignatelli, il marchese del Gallo eran per la pace.

Per la pace furono il maresciallo Parisi ed il general Colli, chiamati in Consiglio, sebbene non consiglieri. Ma la regina, Mack, Acton, Castelcicala formarono la pluralitá e strascinarono l’animo del re.

— Che vi pare di questa guerra giá risoluta? — domandò molti giorni dipoi la regina ad Ariola, che era ministro di guerra e che intanto non ne sapeva ancor nulla. Ariola, che avrebbe voluto tacere, spronato a parlare, le disse che da tal guerra vi era piú da temere che da sperare.

— Il re potrebbe — disse Ariola — sostener con vantaggio una guerra difensiva, ma tutto gli manca per l’offensiva. Egli non combatte ad armi eguali. I francesi, pochi di numero, son tutti soldati avvezzi alla guerra ed alla fatica; l’esercito nostro è

V. Cuoco, Saggio storico. 5