Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/83

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xiii - fuga del re 73

cautela, fu cagione di rovinosa viltá. A forza di temerli, li rese piú terribili di quello che erano.

Una persona di corte mi diceva, pochi giorni prima di dichiararsi la guerra, esser prudente consiglio non far sapere al soldato che egli andava a battersi contro i francesi e, con tale idea, l’essersi imaginato quel gergo equivoco col quale fu scritto il proclama e col quale si ottenne di tener celato fino al momento dell’attacco il vero oggetto della spedizione. — Ebbene! — dissero i soldati quando lo seppero — ci si era detto che noi non avevamo guerra coi francesi! — Questa non è stata una delle ultime cagioni per cui in Napoli hanno mostrato piú coraggio le leve in massa che le truppe regolari, ed il coraggio, invece di scemar colle disfatte, è andato crescendo. E sarebbe cresciuto anche dippiú, se il generale non fosse stato Mack. Vi è della differenza tra l’avvezzare un popolo a disprezzare il nemico ed il fargli credere che non ne abbia: il primo produce il coraggio, il secondo la spensieratezza, cui nel pericolo succede lo sbalordimento. Cesare i suoi soldati, spaventati talora dalla fama delle forze nemiche, non confortava col diminuirla, ma coll’accrescerla. Una volta che si temeva vicino l’arrivo di Iuba, ragunati a concione i soldati: — Sappiate — loro disse — che tra pochi giorni sará qui il re con dieci legioni, trentamila cavalli, centomila armati alla leggiera e trecento elefanti. Cessate quindi di piú vaneggiare per saper quali sieno le sue forze. — Cesare accrebbe il pericolo reale, che, sebben grande, ha però un limite, per toglier quello della fantasia, che non ha limite alcuno. Cosí voglion esser governati tutt’i popoli.

Lo stesso timore, che la corte ebbe ne’ primi rovesci, le ispirò il consiglio di una leva in massa. Si pubblicò un proclama, col quale s’invitarono i popoli ad armarsi e difendere contro gl’invasori i loro beni, le loro famiglie, la religione de’ padri loro: fu la prima volta che fu udito rammentare ai nostri popoli ch’essi erano sanniti, campani, lucani e greci. Fu commesso ai preti di risvegliare tali sentimenti in nome di Dio. Queste operazioni non mancano mai di produrre grandi effetti. Il fermento maggiore fu in Napoli, dove un popolaccio immenso, senza verun