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la strada 153

LA STRADA.


25, sabato.

Io t’osservavo dalla finestra, questa sera, quando tornavi da casa del maestro, tu hai urtato una donna. Bada meglio a come cammini per la strada. Anche lì ci sono dei doveri. Se misuri i tuoi passi e i tuoi gesti in una casa privata, perchè non dovresti far lo stesso nella strada, che è la casa di tutti? Ricordati, Enrico. Tutte le volte che incontri un vecchio cadente, un povero, una donna con un bimbo in braccio, uno storpio con le stampelle, un uomo curvo sotto un carico, una famiglia vestita a lutto, cedile il passo con rispetto: noi dobbiamo rispettare la vecchiaia, la miseria, l’amor materno, l’infermità, la fatica, la morte.

Ogni volta che vedi una persona a cui arriva addosso una carrozza, tiralo via, se è un fanciullo, avvertilo, se è un uomo; domanda sempre che cos’ha al bambino solo che piange, raccogli il bastone al vecchio che l’ha lasciato cadere. Se due fanciulli rissano, dividili; se son due uomini allontanati, non assistere allo spettacolo della violenza brutale, che offende e indurisce il cuore. E quando passa un uomo legato fra due guardie, non aggiungere la tua alla curiosità crudele della folla: egli può essere un innocente. Cessa di parlar col tuo compagno e di sorridere quando incontri una lettiga d’ospedale, che porta forse un moribondo, o un convoglio mortuario, chè ne potrebbe uscir uno do-