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76 dicembre

mesi; e Stardi che ebbe la seconda medaglia. Stardi, primo della classe dopo Derossi! Tutti ne rimasero maravigliati. Chi l’avrebbe mai detto, in ottobre, quando suo padre lo condusse a scuola rinfagottato in quel cappottone verde, e disse al maestro, in faccia a tutti: - Ci abbia molta pazienza perché è molto duro di comprendonio! - Tutti gli davan della testa di legno da principio. Ma egli disse: - O schiatto, o riesco, - e si mise per morto a studiare, di giorno, di notte, a casa, in iscuola, a passeggio, coi denti stretti e coi pugni chiusi, paziente come un bove, ostinato come un mulo, e così, a furia di pestare, non curando le canzonature e tirando calci ai disturbatori, è passato innanzi agli altri, quel testone. Non capiva un’acca di aritmetica, empiva di spropositi la composizione, non riesciva a tener a mente un periodo, e ora risolve i problemi, scrive corretto e canta la lezione come un artista. E s’indovina la sua volontà di ferro a veder com’è fatto, così tozzo, col capo quadro e senza collo, con le mani corte e grosse e con quella voce rozza. Egli studia perfin nei brani di giornale e negli avvisi dei teatri, e ogni volta che ha dieci soldi si compera un libro: s’è già messo insieme una piccola biblioteca, e in un momento di buon umore si lasciò scappar di bocca che mi condurrà a casa a vederla. Non parla a nessuno, non gioca con nessuno, è sempre lì al banco coi pugni alle tempie, fermo come un masso, a sentire il maestro. Quanto deve aver faticato, povero Stardi! Il maestro glielo disse questa mattina, benché fosse impaziente e di malumore, quando diede le medaglie: - Bravo Stardi; chi la dura la vince. - Ma egli non parve affatto inorgoglito, non sorrise, e appena