Pagina:D'Annunzio - Canti della guerra latina, 1939.djvu/120

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dove la zolla è come nostra polpa,
dove il fiore è un pensiero di mill’anni
intimo e fresco in noi come gli affanni
20segreti dell’infanzia senza colpa,
 
dove la foglia è un cuore che si frange,
dove il sasso è la vertebra scolpita
d’una potenza che in un’altra vita
fu nostra, dove tutto parla e piange,
 
25dove tutto per noi ricorda e spera,
dove a noi l’acqua è lacrime e rugiade,
dov’è l’autunno tutto quel che cade
di noi tristi, dov’è la primavera
 
tutto quel che di noi si rinnovella
30e gemma e fa di noi virgulto e ramo;
quivi, Signore Iddio, c’inginocchiamo
quivi chiniam la fronte, ch’è più bella;
 
perché, Nostro Signore, non nei cieli
sei ma sotterra sei, ma sei profondo
35nel nero suolo, occulto sei nel mondo
di giù, Dio che col fuoco ti riveli;