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122 | il libro delle vergini |
stava luccichii nuovi nell’oro morto, infondeva un aria di giovinezza a quelle carte che la polvere e la muffa di tanti lustri copriva.
Dalle canne dell’organo li accordi di Bach si spandevano pe’l vano timidamente; sotto le dita diafane di Galatea i tasti cedevano appena. Ella sentiva il fremito sonoro correrle pe’ i nervi con un senso quasi di dolore; ella si sentiva mancare il respiro.
— Cesare - mormorò con un filo di voce, abbandonata su la spalliera, vinta dallo stesso mortale sopore di quella volta.
E, come tese le braccia, esalò al fine l’anìmula blandula in un sospiro.