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nell'assenza di lanciotto 133

mentre ella e Gustavo sedevano nell’aranceto e Gustavo le leggeva un fatto di amore in una cronaca di giornale, ella ridendo e mostrando nel riso superiormente il roseo della gengiva, aveva cominciato:

— Soli eravamo e senz’alcun sospetto...

Così, ridendo, con quella sua bella noncuranza sorvolante; e il riso dava un’espressione fine al volto, a quel puro ovale di miniatura indiana, dove li occhi erano tagliati leggermente salienti alli angoli verso le tempie, e le sopracciglia, arcuandosi forse troppo e allontanandosi dalle palpebre, mettevano nella fisonomia un’aria singolare d’infantilità.

Un’altra mattina Eva, presa da uno de’ consueti inebriamenti di chiasso, aveva voluto che Gustavo la portasse pel viale su le spalle correndo sotto i rami che cominciavano a rigermogliare; poi, a pena vide in fondo apparire la madre, un nuovo capriccio la prese: volle che ella intrecciasse le mani con Gustavo, e su quell’intrecciamento sedette avvolgendo con le piccole braccia il collo dell’una e dell’altro, gittando loro nelle orecchi le strida acute.

Tutti questi fatti e altri insignificanti ora tornavano nel ricordo modificati, vivissimi. Francesca nella notte, dopo il primo turbamento e la prima resistenza contro la tentazione del fantasticare mal-