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134 il libro delle vergini

sano, adescata da quel sottile profumo di colpa che dal fondo di tutto ciò saliva ad irritare il suo senso di donna giovine, a poco a poco si abbandonò per quel pendìo. E come cedeva all’abbraccio del sonno, ondeggiando in quel punto in cui l’attività della coscienza si affievolisce nel rilasciamento dei nervi e non ha più virtù di dirigere e di moderare le espansioni della fantasia, ella per quel pendio scese in fondo languida col desiderio al dolce peccato della figliuola di Guido. Nè quello dei peccati di Francesca sarebbe stato il primo. Ella era giunta nel matrimonio allo stadio inevitabile in cui la pluralità delle donne, per le molto allegre ragioni che il medico Rondibilis espone al buon Panurge, cade. Ella era già passata fugacemente a traverso due o tre amori, emanando nel passaggio soltanto una irradiazione di giovinezza e seguitando oltre illesa. Ella era una di quelle nature muliebri in cui la mobilità dello spirito e la facilità delle sensazioni subitanee tengono lontana la passione; una di quelle nature ripugnanti dal soffrire per la stessa intima virtù che i metalli nobili hanno contro la corruzione dell’ossido. Portava nell’amore una sensualità fine e quasi ingenuamente curiosa all’apparenza; anzi appunto era questa curiosità il lato singolare nel suo aspetto di amatrice. Quando li uomini, quei due, quei tre, le profusero in ginocchio tutta la