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16 | il libro delle vergini |
vano genuflessi, sotto il diffuso albore che fuori dalla neve suscitava il meriggio. Un buffo d’odore di pane caldo salì col vento e fece fremere le papille del naso ai clerici.
— Oremus!...
Alli eccitamenti del medico Giuliana richiuse le labbra. La riadagiarono supina; poichè il prete entrava nel sacramento dell’Estrema Unzione. Dai clerici genuflessi suonava sommessamente l’antifona dei sette Salmi penitenziali.
— Ne reminiscaris.
Teodora La Jece metteva di tratto in tratto un singulto soffocato, coperta il volto con le palme, a’ piedi del letto. Rosa Catena stava ritta, a canto, con un occhio semichiuso da cui le colava di continuo un liquido giallognolo e con l’altro occhio cieco e bianco per un’albùgine; scorreva un rosario, mormorando. E mentre i Salmi sommessamente dal pavimento si elevavano, su quel mormorìo confuso dominava la formula sacra del prete ungente in croce li occhi, li orecchi, le narici, la bocca, le mani dell’inferma inerte.
— .... indulgeat tibi Dominus quidquid per gressum deliquisti. Amen.
Camilla che scoperse i piedi della sorella: apparvero tra le coperte due piedi gialli, squamosi, lividi nelle unghie, che al tatto davano un ribrezzo