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due; l’oscurità si avanzava dal fondo delle cappelle su la gente in preghiera. L’ultima fiammella finalmente spariva; tutte le panche risonavano sotto le battiture delle verghe. Giuliana nel buio, a pena si sentiva toccare da due mani cercanti, scattava dal pavimento, con un sussulto, smarrita. Poi, quando usciva dalla chiesa, il pensiero d’aver violato un luogo sacro la empiva di rimorso: subitamente, dal sostrato della sua conscienza l’idea del castigo risorgeva. Era poi come un sogno dove la figura livida di Gesù morto e lo scroscio delle battiture e i brividi della carne sollecitata e l’odor grave dei fiori e li aliti di quell’uomo biondo si mescolavano in un senso dubbio di dolore e di piacere.


XI.


Ma come Gesù trionfante risalì alla gloria dei cieli, li aromi pasquali non più confortarono l’amore di Giuliana. Scena dell’amore fu allora il dominio dei gatti randagi e dei colombi torrajuoli. Dall’abbaino alla finestra i dolci segni correvano: tra mezzo il lupanare si sprofondava come un fos-