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Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu/53

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Il libro d’Isaotta 47


BALLATA V.

Riprendemmo la via, con i ginnetti
ch’eran più vivi e più giocondi. Al corso
anelavano, e il morso
tingean di calda bava, scalpitando.

Ora la selva, innanzi a li occhi nostri,
misteriosa e grave,
ergeva i tronchi e i rami a ’l ciel maggiori;
e, lunga componendo ala di chiostri,
volgeasi in ampia nave,
qual dòmo, o spaziava in alti fòri.
Avea cupi romori.
Ella disse: - Non dunque tal sentiere
mena a ’l loco soave
u’ la Bella, aspettando il Cavaliere,
dorme sepolta in tra le chiome flave
che crebbero per mille primavere? -
Ond’io sorrisi. Ed ella: - Or quali amori
sogna colei ne l’animo, aspettando? -