Pagina:D'Annunzio - L'Isottèo-La Chimera, Milano, Treves, 1906.djvu/94

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II.


Li orti ove un dì con piè divino escisti
in contro a me, come ad Astíoco Elai;
la gran variazion de’ freschi mai
ove alta in fra le rotte ombre apparisti;

5e il bosco ove a la luna i citaristi
facevan d’improvviso dolci lai,
e il fonte che mettea per que’ rosai
canali in una rete agili misti,

ora a ’l bacio de ’l sole ultimamente
10vivono, in un sopore uguale e grave,
regnati da tal giovine tiranno;

e, poi che ancor te sognano presente,
o Primavera Isotta, dea soave
ridon beati ne ’l profondo inganno.