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Pagina:D'Annunzio - L'armata d'Italia.djvu/28

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12 PROLOGO

torno. Sul tramonto, la gente veniva su i moli per intendere la salve che salutava le bandiere calanti.     La notte erano fuochi di gioia e luminarie e canzoni con compagnia di strumenti. Pareva che il popolo, in un trasporto di tenerezza, volesse inghirlandare di fiori il naviglio rinnovellato.

Né io dimenticherò mai nella vita la navigazione notturna alla volta di Malamocco.     Eravamo sul Barbarigo. La squadra era disposta in duplice ordine.     Vedevamo innanzi a noi ed a lato brillare i fanali delle navi compagne. Di tratto in tratto un razzo solcava il cielo; e si udiva la voce roca del capitano dare un comando all’ufficiale che governava il vapore. La calma era profonda. Sul mare, che aveva veduto fiammeggiar tragicamente la Palestro del Cappellini e aveva inghiottito il Re d’Italia con Faa di Bruno e co’ suoi quattrocento eroi, raggiavano ora le stelle come occhi amanti, beni-