Pagina:D'Annunzio - L'orto e la prora.djvu/167

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I poeti 163



E al risveglio improvviso dal sonno secolare
noi vedemmo raggiare
30un altro cielo; udimmo altre voci, altri canti;
udimmo tutti i pianti
umani, tutti i pianti umani che la Terra
nel suo cerchio rinserra.
Udimmo tutti i vani
35gemiti e gli urli insani
e le bestemmie immani.


Udimmo taciturni la querela confusa.
Ma ne l’anima chiusa
l’antichissimo sogno, che fluttuava ancora,
40ebbe una nuova aurora.
E vivemmo; e ingannammo la vita ricordando
quella morte, cantando
dei misteri veduti,
degli amori goduti,
45degli aromi bevuti.