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Pagina:D'Annunzio - L'orto e la prora.djvu/190

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186 A una torpediniera nell’Adriatico



Crollan dal ciel sommo valanghe di nubi difformi
fra colonne alte di raggi;
15trapassano a stormi
a stormi gli uccelli radendo con gridi selvaggi;


sotto la bufera cinereo là verso Ancona
l’Adriatico s’oscura:
se di lungi tuona,
20il rombo rimbomba giù giù per la cupa calura.


Fa schermo la nube. Ma l’occhio dell’anima scorge
oltremare in lontananza
la città che sorge
alta sul suo golfo splendendo a la nostra speranza,


25da tutte le torri splendendo nell’unica fede:
“Sempre a te! Sempre la stessa!„
poi che ancóra crede,
la triste sorella domata, a la nostra promessa.


E un’ombra s’allunga, s’aggrava su l’acque (io la scorgo
30con un brivido interrotto
crescere, nel gorgo
livido una macchia far come di sangue corrotto);