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Nell’estate dei morti 53



Tendevi, ne la luce ultima, jeri
verso i tuoi fulvi alberi ancor vocali,
tendevi tu l’orecchio, — ti ricordi? —
proclive, come un musico che accordi
40una lira; ed a te l’ombre dei neri
capelli in fronte battevan come ali.
E parevi diffusa in quei misteri.


Or tu m’odi ne l’atto che mi piacque,
t’inclina al verso come a quel susurro
45di morienti nel letale occaso.
Rimanesti in ascolto quando tacque,
immota; e l’ora ti coprì d’azzurro
e di silenzio pia. Sole, nel vaso
marmoreo, per te piansero l’acque.


50Piansero quelle ch’eran sì canore!
Scendea l’azzurro col silenzio e il gelo
notturno, senza fine; senza fine
gli astri sgorgavan come adamantine
lacrime dal profondo cielo; e il cielo
55era lontano come un grande amore
passato, un grande lontano dolore.