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42 LA BEFFA DI BUCCARI

tilla d’ilarità nell’angolo dell’occhio; e la comunica a tutto l’equipaggio. Scrolla la testa pertinace e si volta brusco, quando s’accerta che la nave da guerra non c’è. Le masse di quattro piroscafi si disegnano contro l’altura. Calma e silenzio. A Buccari nessuna finestra è illuminata.

Accostiamo ancora. Gli ordini sono dati con la voce, da bordo a bordo.

Ciascuna prua prende la sua posizione per il lancio.

È un’ora e un quarto dopo la mezzanotte.

Ho le mie bottiglie sotto la mano, pronto alla beffa: forti bottiglie nerastre, di vetro spesso, panciute, col cartello dentro avvolto in rotolo, scritto di mio pugno, scritto di indelebile inchiostro. Le ho preparate io stesso, con i due sugheri da sciàbica, con le tre lunghe fiamme tri-