Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/104

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

del mitico Alfeo!
Correva quel fiume in gran letto [L’Alfeo]
ghiaioso ardente consparso
2065di platani di tamerici
d’oleandri selvaggi;
e le cicale col canto
e col susurro le frondi
accompagnavano il croscio
robusto del rapitore.
“Io Arethusa, io Arethusa!„
2072Agili guizzavan nel gelo
i muscoli, all’impeto avverso
resistendo; ma d’improvviso
per tutta la carne un’azzurra
fluidità mi ricorse
e i muscoli furon su l’ossa
come i fili dell’acqua
2079turgidi contra le selci.

E non più lottar volle il corpo
a nuoto ma cedere tutto
alla rapina sonora,
ma essere quella rapina,
ma perdere il limite umano,
espandersi fino all’alpestre
2086origine, correre a valle
dal monte, ritorcersi in lunghi
meandri, polire le rupi,
l’erbe inclinare, i campi
rodere, scalzar le radici,


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