Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/124

Da Wikisource.

LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

e il desiderio feroce
e gli inestricabili nodi
delle anime chiuse nei corpi
ignavi, e gli intorpiditi
crimini dall’unghie rattratte,
2639e le volontà rilucenti
nei sogni come in guaine
diàfane, e l’opere nate
da ieri, e i messaggi dei cuori
fraterni, e la copia dei beni
giocondi trasportano, o Erme:
le rose dei liti solari
2646al gelo dell’Isole Scàndie.

Tonando passano, in lungo
ordin su cento e cento ruote
concordi, con nubi e faville
per traccia, passano a vespro
nei piani onde fuma sommossa
dal diurno travaglio
2653la fecondità delle glebe.
Sùbita s’aderge in orgoglio
la stanchezza dell’uomo
e guata la porpora immensa
del cielo, ove come in sanguigna
promessa di vita più bella
par che s’addentri col peso
2660la creatura dell’uomo.
Cade la notte. O perla,
o lacrima d’Espero ardente!


- 110 -