Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/190

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE


Gli occhi riapersi alla luce,
come l’Iniziato
reduce dal tenebrore
profondo ov’eragli apparsa,
in una pausa infinita
tra i gridi del lutto materno
4522e il rombo dei bronzi percossi,
la spiga mietuta in silenzio.
E le innumerevoli vampe
dei fiori, che Persefoneia
non avea cinti al suo capo
notturno, ondeggiavano al vento
di contro al zaffiro marino,
4529sì forte che di taluno
sparivano i petali come
estinti dal soffio e appariva
la regia corona sul gambo
solinga. “O bei fiori paràlii,
dominazioni letèe„
dissi “io so dov’ardono i vostri
4536èmuli in foco ed in sangue!„

E del laziale deserto
mi sovvenne, dell’Agro
cavalcato dagli acquedotti
roggi e dai centauri villosi
che guidano il gregge con l’asta;
della Latina Via
4543sovvenemi e della Flaminia
e dell’Appia grave di tombe.


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