Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/199

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DELLA TERRA E DEGLI EROI

della Propòntide in commercio
d’acònito, un frumentiere
4774del Chersoneso, un vinaio
di Chio fui guardandoti, ed ebbi
tant’occhi per istupirmi
di te con sempre nuove
pupille; e per venerarti
piloto di Fàlero fui
reduce da Panticapèo,
4781rivarcato alfin l’Ellesponto
e alfine il Geresto d’Eubea
dopo traffico lungo;
ed anche l’oplìte devoto
fui della Repubblica, a guardia
dell’argentifero lido,
del metallo sacro all’impresso
4788conio dell’epònima dea.

Promontorio fra tutti
venerando, altèra cervice
della Paràlia rupestra,
il tuo tempio par che si sciolga
come lentissima neve
alle primavere del mare.
4795Il sale mordace cancella
dalla colonna il solco
dorico, nel masso fenduto
dall’architrave consuma
le groppe ai Centauri e le corna
al maratonio Toro


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