Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/300

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

ardenti umidi occhi inumani
del corsiere d’Arabia
che parea sangue di pardo.
Ed ebbi così nel mio sguardo
7658l’inconsapevolezza
della purità bestiale,
in me ebbi tutto il Deserto.
E, scendendo in corsa le dune
verso la bassura fallace
d’aereo incantamento,
correre credetti alla Nube
7665materna vestito di vento.

Delirio dei profeti
saziàti di locuste
e beveràti con l’acqua
lotosa dell’otre sozzo,
visione di dolore
e d’orrore innanzi alla Morte,
7672il mio delirio fu più forte,
la mia visione più bella.
Dov’era il dio di procella
che seccò il mare, le acque
del grande abisso? che ridusse
le profondità del mare
in un cammino di fuoco
7679per i dromedarii di Efa
e per i cammelli di Seba
carichi del suo incenso?
Quivi, nel fuoco immenso,


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