eccolo all’opra che balza da cavallo 285per trarsi il piombo con le sue stesse mani
fuor delle fibre tenaci; ecco espugnata [Palermo espugnata]
la Porta, data la rotta alle masnade
regie col ferro alle reni; le strade
ancor nell’ombra, deserte; la città 290ancor dormente, e la prima campana
che suona a stormo verso l’aurora alzata
su Gibilrossa; Fieravecchia che batte
già colma come un cuor che si rinsangua;
Macqueda sotto la grandine mortale; 295Montalto ai regi tolto dallo spettrale
Sirtori; atroci strida, crollar di case,
rossor d’incendii; la morte che s’ammassa
nella ruina; l’afa delle carni arse,
il cielo azzurro su l’urlante fornace; 300e il Dittatore terribile che passa,
il Dittatore sorridente con pace
tra quel delirio umano, il dio che guarda,
indubitata forza, con nella faccia
il sole, il sole del sorriso eternale. 305Gloria per sempre! Ecco Palermo schiava
che si risveglia giovine tra le fiamme,
che si solleva, memore della Gancia,
nella vendetta e nella libertà.