sul collo al Toro, nell’ala pegasèa
Markab, in bocca al Cane Sirio ardente,
e su la spalla d’Orione Adhaèr, 915e Vega e Arturo e Canòpo e la Perla.
D’antico tempo or gli sovviene. Regge,
nella memoria, col pollice l’anello
dell’astrolabio e studia come ascenda
un astro e come si colchi, nel silenzio 920dei mari. Gira sul capo il ciel sereno.
L’isola acclive è come una galèa
grande che sola navighi verso terre
lontane. Il vento cade. Ed ecco l’agnello
chiama la madre nelle rupi deserte: 925s’ode la voce che trema prega geme.
“O creatura di Dio, dove sei persa?„ [Il buon pastore]
Ed ecco un che di bianco, un che di lieve
nell’ombra, come una falda di neve
intiepidita da una pena vivente. 930L’uomo si china verso la pena, sente
il vello, prende con le mani leggiere
la creatura di Dio, l’alza, la tiene
fra le sue braccia, l’accoglie sul suo petto.
Non fu pastore ei forse? Gli sovviene 935d’antico tempo quando migrò col gregge
alle pianure su l’ampia orma paterna,
quando di fuochi notturni cinse il gregge,