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Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/13

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TERZO - ALCIONE


Non era pane a quella bassa fame
35la bellezza terribile; onde il tardo
bruto mugghiava irato sul suo strame.

Pur, lieta maraviglia, se alcun dardo
tutt’oro gli giungea diritto insino
ai precordii, oh il suo fremito gagliardo!

40E tu dicevi in noi: “Quel ch’è divino
si sveglierà nel faticoso mostro.
Bàttigli in fronte il novo suo destino.„

E noi perseverammo, col cuor nostro
ardente, per piacerti, o Imperatore;
45e su noi non poté ugna né rostro.

Ma ne sorse per mezzo al chiuso ardore
la vena inestinguibile e gioconda
del riso, che sonò come clangore.

E ad ogni ingiuria della bestia immonda
50scaturiva più vivido e più schietto
tal cristallo dall’anima profonda.

Erma allegrezza! Fin lo schiavo abietto,
sfamato con le miche del convito,
lungi rauco latrava il suo dispetto;


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