Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/27

Da Wikisource.
TERZO - ALCIONE

e l’acque anche una volta
e i silenzii del dì con le tue note.
Sediamo in su le prode.
Fa ch’io veda l’imagine
280puerile di te presso l’imagine
di me nel cupo speglio!„ Ei s’allontana.

S’allontana melodiosamente
né più mi volge il viso,
emulo di Favonio ei nel suo volo.
285Sol calando, la plaga d’occidente
s’infiamma; e d’improvviso
tutta la selva è fatta un vasto rogo.
Le nuvole di foco
ardono gli elci forti,
290aerie vergini al disìo dei mostri.
Giugne clangor di buccina lontana.

E un tempio ecco apparire, alte ruine
cui scindon le radici
errabonde. Gli antichi iddii son vinti.
295Giaccion tronche le statue divine
cadute dai fastigi;
dormono in bruni pepli di corimbi.
Lentischi e terebinti
l’odor dei timiami


- 17 -