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Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/287

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TERZO - ALCIONE

che l’Estate abbandona
morendo, è la falce
che falciò le ariste
e il papavero e il cìano
150quando fiorìano
per la mia corona
vincendo in lume il cielo e il sangue;
ed è la faccia dell’Estate
quella che langue
155nell’aria lontana, che muore
nella sua chiaritate
sopra le acque,
tra il giorno senza fiamme
e la notte senza ombre,
160dopo che tanto l’amammo,
dopo che tanto ci piacque;
e la sua canzone
di foglie di ali di aure di ombre
di aromi di silenzii e di acque
165si tace per sempre;


e la melodia di settembre,
che fanno i flauti campestri
ed accompagna il mare
col suo lento ploro,


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